Parliamo di EMERGENZA

by Claudia Fulvi

Emergenza “una situazione di pericolo e/o forte stress per le persone, che priva delle condizioni di coping necessarie a ripristinare nell’immediato lo stato di normalità (Saakvitne, 2000) e richiede l’attivazione di risorse di soccorso fuori dall’ordinario”.

La situazione di emergenza costringe a lavorare in fretta e questo fa sì che non sempre si creino gli ambienti ideali per l’accogliento dei bisogni più profondi; proprio per questo motivo sono preziose tutte quelle esperienze di prevenzione e informazione che ci permettono di dotarci di una piccola “cassetta degli attrezzi” personale utile sia dal punto di vista operativo (sapere come e dove ripararsi in casa durante una scossa, preparare uno zainetto di emergenza vicino alla porta), sia per il fatto che l’essersi allenati a pensare sul come muoversi ci aiuta a tenere a bada in quei momenti ansie e paure.

Nelle situazioni di questo tipo tutti gli individui coinvolti, ed in particolare i bambini, necessitano di attenzione e sostegno, anche dal punto di vista psicologico.

I bisogni della persona che si trova in una situazione di emergenza si strutturano su due livelli, uno più immediato che catalizza dapprima tutte le attenzioni, il corpo, e l’altro più profondo e complesso, il mondo interno con le sue paure.

Se pensiamo alle paure dei bambini dobbiamo tener conto che sono strettamente legate a quelle dei loro adulti di riferimento.

Oltre ciò, la percezione di pericolo e timori sono legate all’età e all’ambiente che ha intorno (se familiare o anonimo, come un ospedale o una tendopoli).

Una prima indicazione che mi sento di dare quando parliamo di bambini riguarda le informazioni che diamo loro, che dovrebbero essere formulate in modo chiaro, adatte all’età e veritiere.

Ma che altro possiamo fare?

Secondo la mia esperienza è soprattutto una buona relazione che può aiutare i piccoli a tenere a bada le turbolenze emotive.

Sono le figure di riferimento che hanno insegnato ai bimbi a riconoscere e a vivere le emozioni, e anche stavolta, attraverso un percorso di scambio e condivisione, potranno aiutare il bambino a ricucire i pezzi dell’esperienza che sta vivendo.

Lavorare assieme su sofferenze e difficoltà fa sì che nessuno si senta solo e permette di creare un pensiero, unica via per l’elaborazione, dove contenere vissuti pesanti.

La possibilità di affrontare le proprie paure e di contenerle è per tutti noi, grandi e piccini, vitale per il nostro equilibrio psichico, dolori troppo forti possono travolgerci, trasformarsi in rabbia che porta ad azioni violente o sensi di colpa che incatenano in una non pensabilità inconscia, ricca di rimproveri e recriminazioni.

COMPRENSIONE & CONDIVISIONE – strumenti per dare parole a paure e sofferenza.

Non scordiamoci mai, inoltre, la preziosa opportunità di contatto che ci offrono giochi, letture e disegni.

Il gioco preferito (come la bambola del cuore) può essere un alleato-portavoce di qualcosa che il bambino non sempre riesce ad esprimere a parole ed un utile mediatore quando ci troviamo a dare spiegazioni difficili.

Attraverso il gioco il bambino scegli i tempi e cosa mostrare di sé e riacquista un senso di potere e controllo sulla situazione.

Il mio invito in queste situazioni è quello di tenere a mente che è importante per genitori e bambini avere uno spazio per condividere tristezza, paura e rabbia, a volte così difficili da esternare.

In questo spazio comune si può tentare l’arduo compito di trasformare esperienze emotive disorganizzanti in vissuti dotati di senso e restituire in modo tollerabile quei sentimenti catastrofici che il dolore e la paura attivano.

 

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